Il toto-nomine per il vertice Telecom impazza, la famiglia Fossati si porta avanti per la prossima ricapitalizzazione Telco denunciando il possesso del 2% del gruppo di tlc, e gli spagnoli di Telefonica restano a guardare (forse un po' sconcertati) con l'impegno a non partecipare a cda dove si discutano argomenti "sensibili", in ottemperanza al divieto di concorrenza, come previsto dall'articolo 2390 del codice civile.
Cesar Alierta e Julio Linares, rispettivamente presidente e direttore generale di Telefonica, non solo hanno fatto anticamera prima di essere nominati nel consiglio Telecom, ma potranno partecipare solo a "intermittenza" ai prossimi cda, per evitare che la loro presenza, in quanto amministratori di gruppo concorrente non ancora nominati dall'assemblea, possa configurare ipotesi di danno alla posizione di Telecom Italia. Un vincolo molto più ampio di quanto disposto dall'Anatel, l'Authority brasiliana delle tlc, per le decisioni che riguardano le attività nel Paese sudamericano. E che rischia di inasprire i rapporti con il candidato partner industriale, primo azionista di Telco.
Come se non bastasse la dilatazione dei tempi sulle nomine al vertice che, secondo le ultime speranze, potrebbero essere partorite nel week-end. E, in assenza di decisioni ufficiali, nel frattempo si scatenano le voci. Ieri circolavano in particolare due ipotesi, non confermate, in palese contrasto per quanto riguarda la struttura dell'organigramma. L'una prevedeva la conferma alla presidenza di Pasquale Pistorio, affiancato da Franco Bernabè come amministratore delegato. L'altra "promuoveva" Bernabè presidente esecutivo, con la conferma di Carlo Buora a vice-presidente con delega per la finanza, e con due direttori generali interni (Luca Luciani e Stefano Pileri).
L'impressione è che non sia ancora conclusa la fase di "dialettica interna" che interessa sia Generali, sia Intesa-Sanpaolo, sia Mediobanca, corredata da una parallela "dialettica esterna" a livello politico.
Intanto la famiglia Fossati (ex proprietaria della Star), che già a maggio aveva dichiarato l'interesse a far parte della compagine Telco, in occasione della prossima programmata ricapitalizzazione, è salita dall'1,5% al 2%, in data 13 novembre. Davanti a una situazione che resta ancora confusa anche i 2.500 dipendenti ed ex dipendenti azionisti riuniti nell'associazione Asati, lunedì hanno preso carta e penna rivolgendosi ai soci Telco e ai consiglieri indipendenti di Telecom. Chiedono spiegazione delle voci che vorrebbero la vecchia proprietà impegnata a spingere i propri nominativi e delle voci su supposti contrasti in Mediobanca che paralizzerebbero le scelte in Telecom. E alla fine chiedono che la scelta del nuovo a.d. venga fatta seguendo solo criteri di professionalità. Che sia un manager che abbia maturato un'esperienza in un'azienda di servizi multinazionale e legata alla finanza nazionale e internazionale, che sappia intrattenere buoni rapporti con il mondo politico e istituzionale, che abbia una sensibilità spiccata verso un modello societario che possa evolvere verso una vera public company, che abbia già lavorato in una società di tlc, che abbia indiscusse capacità di innovazione. Come dar loro torto?
Antonella Olivieri
15 novembre 2007 |
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